cinema

martedì 31 marzo 2015

BRISTOL SOUND

SCENA MUSICALE DI BRISTOL 
1979 - 1991



Oltre l’estuario c’è il Galles di Dylan Thomas e di John Cale. A Bristol, nella taverna dell’Ammiraglio Bembow, Jim Hawkins vide entrare “un vecchio marinaio, alto, forte, dal viso abbronzato, dal codino incatramato falling over the shoulder of his soiled blue coat”.

Intorno al 1976 anche tra i kids di Bristol si diffondeva il morbo del rinnovamento musicale. Alla discarica il sinfonismo e la psichedelica, basta l’incazzatura contro il mondo per mettere su una band e urlare in faccia ad altri incazzati la propria rabbia e la propria sfiducia. God Save e The Clash 1977 sono lo spartiacque generazionale. Se lo hanno fatto Lydon e Joe lo può fare chiunque. Anche a Bristol. Si forma così il Pop Group, ed esplodono le bombe.

Due album micidiali e altri pezzi sparsi di estrema potenza e bellezza come Genius or lunatic, She’s beyond good and evil, Color blind che innascano un’autodistruzione creativa. Schegge del Pop Group genereranno altri capolavori come il folle jazz isterico di Rip Rig and Panic o l’hop industriale di Stewart and Maffia, che vanno a pescare l’inno Jerusalem, di William Blake, e lo fanno diventare il vertice programmatico del collettivo.

È nell’humus fertilissimo di Bristol, città natale di Robert Wyatt, che nascerà, tra fine ’80 e l’inizio dei ’90, il trip hop che nelle sonorità dub di Stewart irrobustirà le proprie radici. Il frutto è Blue lines dei Massive Attack. Gli angoli si sono smussati, il suono è vellutato ma sotto la levigatura ribolle lo spirito bristoliano dei quindici anni precedenti.

Le tappe

1979 – Y, The Pop Group
1980 – For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?, The Pop Group
1980 – We Are Time (Compilation), The Pop Group
1981 – God, Rip Rig & Panic
1982 – Jerusalem, Mark Stewart & The Maffia
1983 – Learning To Cope With Cowardice, Mark Stewart & The Maffia

1991 – Blue Lines, Massive Attack



sabato 28 marzo 2015

SOTTOMISSIONE

A PROPOSITO DI UN ROMANZO



Molto interessante la polemica intercorsa recentemente sul Corriere tra Ernesto Galli della Loggia e Elisabetta Sgarbi a proposito di una certa pavidità mostrata dagli editori francesi e italiani del romanzo Sottomissione di Michel Houellebecq. Secondo l’opinionista del Corriere, Flammarion e Bompiani – e lo stesso Houellebecq – hanno rivelato paura di apparire islamofobi nel non dichiarare apertamente, connotandolo negativamente, il termine Islam nella presentazione del romanzo al pubblico. Termine che, citando della Loggia  “è rigorosamente bandito sia dalla quarta di copertina dell’edizione originale di Flammarion sia dalla bandella della traduzione italiana di Bompiani. Ci sono state repliche e controrepliche da parte degli interessati (Sgarbi e della Loggia, Corriere della Sera 13, 14, 15 marzo…). 

Innanzi tutto Bompiani ha avuto il merito di pubblicare quello che rimane, polemiche e successo a parte, uno dei più importanti romanzi usciti negli ultimi anni. Penso che a Galli della Loggia sia sfuggito questo. Si tratta di un’opera letteraria, dalla struttura poetica molto complessa, che sviluppa una tesi che va oltre l’ambito ‘artistico’, come ogni opera degna di questo nome di solito fa. Un romanzo ben scritto e di sostanza che riesce ad illuminare aspetti riguardanti la società di cui è frutto.


Sottomissione è un esercizio di stile. Un ottimo esercizio di stile, che si muove prima di tutto all’interno del genere romanzo, all’interno, quindi, della letteratura. Poi c’è dell’altro. Molto altro. Come altro c’è nel Candide, in Justine, in  À rebours.  Molti critici hanno parlato di Sottomissione come se fosse un saggio, mettendone in rilievo aspetti non supportati da rigorosità scientifica e risultanti, di conseguenza, approssimativi.  Non è questa la lente con cui dovrebbe essere letto e valutato Sottomissione.  C’è da dire, però, che ogni lettore di un testo ha tutta la libertà di interpretare il testo come vuole ma certe prese di posizione appaiono pretestuose. Comunque, il fatto che un romanzo susciti reazioni è una testimonianza della sua importanza.