cinema

lunedì 9 febbraio 2015

WHIPLASH

WHIPLASH
DAMIEN CHAZELLE - 2014




All’entrata del maestro di musica in classe gli allievi restano immobili, sembra quasi che non possano respirare. Asciutto, militaresco, vestito di nero, occhio acceso dalla febbre per il suo lavoro più che per la musica in sé. Ma le passioni, se superano un certo limite, diventano ossessive, morbose.

Andrew ha diciannove anni, più che la passione per la musica ciò che lo motiva è il desiderio di primeggiare, che lo porta ad isolarsi, a guardare gli altri come sfidanti da sconfiggere. Tale atteggiamento competitivo,  più che del musicista è tipico dello sportivo. Anche Andrew supera il limite.

Whiplash racconta questo superamento del limite, che diventa per entrambi ossessione, il quale, indipendentemente dalla musica, deve manifestarsi con l’esibizione dello scalpo, del trofeo, sia esso la vittoria al concorso scolastico o la conquista del posto di batterista base. Questo è molto distante dallo spirito musicale, artistico, umanistico. Ma di umanistico, e verrebbe da dire, di umano,  c’è ben poco nel rapporto tra maestro e allievo.

Nella prima parte del film viene raccontato l’incontro, l’immediato riconoscimento e l’impostazione relazionale tra i due protagonisti. I quali hanno capito tutto fin da subito, quindi ciò che il regista propone è un crescendo di situazioni, verrebbe da dire inutili, che giungono al sadismo. Il maestro, ovviamente più navigato, conduce il gioco al massacro e di vero e proprio massacro si tratta, con relativo spargimento di sangue. Gocce di sangue sporcano la batteria. Tale cattiveria non può essere giustificata dall’assunto educativo che non bisogna mai gratificare l’allievo dicendogli ‘ben fatto’. Secondo il maestro, infatti, solo mortificando l’allievo si potrà ottenere da lui il massimo.


Se la tesi che il regista propone è fastidiosa e discutibile, non per questo il film non è riuscito. Tutt’altro. Nella parte finale si succedono sorprese e cambi di prospettive emozionali che ribaltano continuamente le situazioni. Regia da migliori serie Tv (Glee, Fame); attori un po’ troppo da Metodo Stanislavskij. Ottimo prodotto.  

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