cinema

lunedì 8 dicembre 2014

ARDENGO SOFFICI

MUSEO SOFFICI
POGGIO A CAIANO


Trasporto funebre - 1910
Secondo dopoguerra inoltrato,  a settantotto anni Ardengo Soffici sembra ancora impregnato di fascismo. Nell’intervista televisiva del 1957, vista al Museo Soffici di Poggio a Caiano, in doppio petto, i pugni serrati ai fianchi, la mascella ancora volitiva e il cranio calvo: sembra il Duce. Eppure il suo toscano da studio e da osteria affascina.
Nato nel contado fiorentino nel 1879, ventenne se ne va a Parigi e lì per quasi otto anni fa l’artista insieme ad altri artisti (Picasso, Apollinaire, Derain..): la solita Bohème. Torna in Italia e vi porta Cézanne, il post-impressionismo,  il cubismo. I tempi sono buoni per aderire al futurismo.
Intorno al 1912, a casa di Palazzeschi a Firenze, si incontrano Marinetti, Boccioni, Carrà, Papini e Soffici. Sta nascendo Lacerba e Ardengo è un compulsatore di avanguardie. Dipinge, verseggia, teorizza: “razzi, paradossi, immoralismi, libertà…”, per citare Papini. Nel 1915 va alle stampe Simultaneità e chimismi lirici, che contiene versi notevoli:

“Non c’è più tempo
Lo spazio
È un verme crepuscolare che si raggricchia in una goccia di fosforo:
Ogni cosa è presente”  (Arcobaleno);

“Si cammina sulle immondizie,
Sui gatti assassinati
E i capelli,
Accanto alle porte inchiodate dei bordelli” (Firenze)

“On a trop répété cette parole: Je t’aime,
In tutte le lingue;
Queste centinaia di libri in fila
Ripugnano come cadaveri di vecchi amici;
Il solo Stendhal si può leggere ancora
Nella poltrona a fioroni, tra il tè e la macedonia.” (Atelier).

La sua è una posizione di intermediazione tra la rottura futurista di un Marinetti e la tradizione di certi vociani.

Anche in pittura Soffici trae spunti dalle tendenze in voga a Parigi e le propone al provinciale pubblico fiorentino. Non è un genio, come credeva di essere ma ha il tocco felice. Belli sono certi paesaggi in cui il colore è scabro, con la materia pittorica quasi gettata e poi grattata dalla tela o altri, al contrario dove il colore s’infiamma.

Dopo la stagione di Lacerba Soffici farà scelte politiche che lo porteranno ad aderire al Fascismo e scelte artistiche sempre più di retroguardia. Se la produzione lirica è ormai priva di ogni interesse (“squallidi documenti”, secondo Sanguineti), forse si salva quella pittorica, con alcune opere degli anni Venti e Trenta ancora di un certo livello. Ma gli anni fino alla Grande Guerra sono stati, per Soffici, begli anni, che la critica posteriore ha giudicato un po’ troppo severamente.

La potatura - 1907


Tramonto a Poggio a Caiano - 1925

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