cinema

giovedì 12 giugno 2014

ANDREI ZVYAGINTSEV

IL RITORNO - 2003


Una narrazione inevitabilmente circoscrive uno spazio di tempo limitato. C’è un tempo anteriore ai fatti narrati e ci sarà un tempo futuro. Andrei Zvyagintsev racconta qualche giorno di una 'memorabile' vacanza estiva di due fratelli adolescenti, Ivan e Andrei e noi restiamo attoniti per la sicurezza espressiva di un regista esordiente che ha sì alle spalle maestri come Eisenstein, Tarkovski e Sokurov ma che senza esitazioni, fin dalle prime immagini, si impone come Autore.

C’è quindi una storia che occupa qualche giorno ed è narrata con rigore, secondo una scansione che comprende un prologo, lo svolgimento e un finale a cui segue una breve appendice extrafilmica, per uno schema a – B – c (d). Il prologo si apre con lo stesso motivo del ‘drowning by water’ con cui si chiude il finale ad incorniciare il segmento centrale, un viaggio (quest) per terra e per acqua che oscilla tra bildungsroman, giallo di suspense, dramma psicologico.

Ma il valore aggiunto, che fa de Il ritorno un capolavoro, è che il regista riesce a non esaurire la sua opera nei limiti imposti dalla durata filmica (tempo di 105 minuti) e dal supporto su cui viene proiettato (fotogramma/schermo) ma supera questa bidimensionalità per aprire spazi “prima” e “dopo” di fronte ai quali lo spettatore viene lasciato senza guida. Il regista ha, in tal senso,  costruito Il ritorno con un inizio e una fine chiari, certi. Tra inizio e fine tutto è credibile, profondo, emotivamente coinvolgente e sorprendente. Giunti  al fondo nero su cui appaiono i titoli di coda la storia è indubbiamente finita ma subito si aprono i vuoti: quello della storia che precede l’inizio e quello della storia che segue la fine. Ormai siamo catturati entro lo spazio narrativo raccontato e ci assalgono l’horror vacui e il senso di vertigine di fronte a queste storie non scritte. Siamo come Ivan sulla torre, sconvolto dal vuoto sotto di sé.


È una sensazione di angoscia sia per la mancanza di risposte circa il passato che per i dubbi su cosa riserverà il destino ai protagonisti dopo l’esperienza vissuta. Noi siamo entrati nel racconto e fatalmente il racconto è entrato in noi.




3 commenti:

  1. scrivi sempre post splendidi...ciao carissimo....mm,forse torno al blog anche io, devo solo decidere che farne..eh....

    RispondiElimina
  2. caro roberto, sei troppo gentile. il blog è un passatempo. non ne sono schiavo. quando ho qualcosa da dire scrivo. un abbraccio e informami sull'uscita del nuovo romanzo di chiara

    RispondiElimina
  3. il romanzo è uscito..ti mando una mail..sei troppo gentile..e scrivi cose troppo interessanti

    RispondiElimina