cinema

martedì 11 febbraio 2014

ARTE E POESIA

BONNEFOY / CONSTABLE / CLAUDE LORRAIN



Nella raccolta Quel che fu senza luce Yves Bonnefoy fa riferimento ad 

alcuni dipinti. Per l’esattezza, a Dedham vista da Langham di John 

Constable nella poesia omonima e a due tele di Claude Lorrain, Il castello 

incantato e Agar e l’angelo.


Dedham vista da Langham, 1813 - Tate Britain, Londra


Agar e l'angelo, 1654 - Public Art Gallery, Dunedin


Il castello incantato - Psiche davanti al palazzo di Amore, 1664 - The National Gallery, Londra

YVES BONNEFOY

QUEL CHE FU SENZA LUCE
CE QUI FUT SANS LUMIÈRE - 1987





Il primo incontro con Yves Bonnefoy è legato ai suoi saggi critici su Rimbaud. La curiosità, sempre buona maestra, ha poi spinto verso la sua produzione poetica. E così si sono fatti apprezzare Movimento e immobilità di Douve e in special modo Nell’insidia della soglia. Ma nel complesso Bonnefoy è rimasto in un’area di apprezzamento non invogliante alle letture ripetute, come avviene invece per quei poeti che riescono a penetrare nella carne viva. Considerato come il poeta francese più importante del secondo Novecento, Bonnefoy era ancora prevalentemente legato al nome di Rimbaud.

Dopo molti anni, su una bancarella, praticamente intonso, a parte una firma illeggibile e un Pisa, 7 luglio 2001 scritti in blu a pagina cinque, si faceva notare Quel che fu senza luce. Da comprare senza esitazione.
Ce qui fut sans lumière è una raccolta suddivisa in cinque sezioni, quasi come fossero cinque stagioni. Il tempo, la sua manifestazione nel momento e nello spazio sono le classiche coordinate che strutturano la griglia sulla quale si avviluppano i vari temi. Alcuni circostanziati, come il progetto di ristrutturazione di una casa nel Sud della Francia; altri più eterei come il senso della parola e il suo divenire poesia.

Il vocabolario della raccolta è ridotto ad alcune aree semantiche che fanno riferimento ai quattro elementi fondamentali. Molti infatti i termini legati a terra, acqua, fuoco, aria con le relative estensioni. Per fare due esempi: fiamma, brace, bruciare, cenere per fuoco; fiume, rugiada, pioggia, pozzanghera, neve per acqua.
In parallelo si svolgono i temi del sonno/sogno/ricordo che rimandano ad un’altra dimensione, quella quinta stagione che trascende il ciclo annuale delle quattro canoniche e il tema della poesia che spesso viene assimilata alla luce e all’infanzia (lumière e enfant sono in questo caso le parole-chiave che si legano a mot, poesie, chant). In rilievo pure il filone simbolico, sempre declinato secondo le linee spazio-temporali, di maison-barque-temps-vie-chemin..

Su questo tessuto fatto di termini semplici ma pregnanti, pochi e fugaci i riferimenti artistico-letterari sottolineati dal poeta: John Donne, Racine e con maggior consistenza, i pittori Claude Lorrain e Constable. Si colgono anche luminescenze che rinviano a Rilke, Celan, Baudelaire e Rimbaud.

Una raccolta compatta, nella quale Bonnefoy cerca di restringere il campo lessicale a una rosa di parole (mots) che vengono caricate di senso, così da acquisire una profondità mitica sia riferita al vissuto del poeta sia avente valenza universale. Una poesia che cerca quindi di concentrarsi sulla parola e sulla possibilità di illuminare cose (choses) sepolte nel buio.

Veduta di Valsaintes, foto di Yves Bonnefoy - 1964