cinema

venerdì 3 gennaio 2014

DOSSO DOSSI

GIOVE DIPINGE FARFALLE - 1524
CRACOVIA, CASTELLO REALE  DEL WAWEL




Grandi progetti per il duca Alfonso I d’Este. Figura paradigmatica del Rinascimento cortese italiano, Alfonso amava le arti, commissionava opere ai migliori artisti del suo tempo ed egli stesso si dilettava con tavolozza e pennelli. Come si confaceva ad ogni principe ideale il duca era anche un valente uomo d’armi ed aveva dato un efficace impulso all’artiglieria quale punto di forza delle milizie estensi, milizie che erano temute finanche dai maggiori potenti come Venezia e Francia. E proprio un grosso proiettile sferico con tre fiamme, la così detta granata estense, era l’emblema di Alfonso.

Nel 1513 il Duca dà il via ai lavori per la realizzazione di un giardino delle delizie in un’isoletta sul Po a due passi dalla città. La bella gente ferrarese e gli ospiti forestieri potevano dilettarsi tra quinte di verzura, animali in libertà, padiglioni affrescati ed edifici ornati di arazzi, tele, sculture. Nelle calde serate estive, tra le brezze e le fronde degli alberi, spettacoli teatrali, musiche, giochi galanti di società appagavano la voglia di svago dell’élite cittadina e tra di essa Alfonso primeggiava ammirato e riverito.

Tra gli artisti coinvolti nel progetto del Belvedere sull’isola di Boschetto spicca il grandissimo Dosso Dossi. È suo il quadro più sorprendente legato alla ‘fabricha del boscheto’. Dosso, assistito da uno dei molti umanisti di corte, trova il tema confacente all’intento programmatico di Alfonso in un dialogo latino di Leon Battista Alberti. Ed ecco sulla tela Giove-Alfonso, con le gambe accavallate, deposto il fulmine sulle nuvole, tranquillamente impegnato a dipingere farfalle. Alle sue spalle Mercurio, con l’indice al naso, fa l’eloquente gesto di non disturbare, rivolgendosi alla Virtù che vorrebbe conferire con il sommo Dio.


Con questa tela incredibile Alfonso, nei panni di Giove, lancia un chiaro messaggio. Quando il Duca si diverte in futilità, in questo caso dipingere farfalle, anche la Virtù può aspettare. È l’elogio dell’ozio, tradotto impeccabilmente nella tela del Dosso.

Dosso Dossi, Alfonso I d'Este - 1530 ca.

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