cinema

venerdì 31 agosto 2012

DON DELILLO

TRE ROMANZI





 
Rapportarsi con i pregiudizi. Capita che certi autori vengano bocciati a prescindere o, all’opposto, devono essere amati per forza. Personalmente non sono immune da pregiudizi. Per fare un esempio: non ho mai visto La vita è bella. Ho sempre pensato che fosse un bruttissimo film e ne sono tuttora convinto. Al contrario, ho sempre considerato Don DeLillo un grande scrittore senza aver mai letto una sua riga. DeLillo è bravo. Forse il migliore scrittore americano e dovrò leggerlo. Così, dopo vari rimandi mi sono deciso. Ho scelto un libro breve, Body art.

L’inizio, prime due-tre pagine, mi ha confermato il ‘pregiudizio’. DeLillo è veramente bravo e tutto felice e gratificato dalla concordanza tra prelettura e lettura sono andato avanti ma subito le premesse sono naufragate con l’entrata in scena della ‘trovata geniale’ che avrebbe dovuto reggere il libro. Body art è stato scaraventato giù dalla finestra. Avrò sbagliato libro, mi sono detto, arrabbiato e frustrato.

Meglio andare a colpo sicuro: Underworld, a detta di tutti il suo capolavoro. Mi sono buttato nella lettura con impegno, cercando, con sforzo, di farmelo piacere a tutti i costi. Niente da fare. A parte due paginette scarse dedicate ad una discarica, il talento del talentuoso DeLillo affoga in una infinita sbrodolatura ‘post’. E, a ripensarci, anche il concetto di discarica come metafora non è proprio originalissimo.

Ormai disilluso e libero da pregiudizi mi sono messo a leggere anche Cosmopolis. Altro flop. Il claustrofobico romanzetto dovrebbe rappresentare la pietra tombale dell’età del capitalismo descrivendo l’apocalisse interiore e internata in una limousine di un campione degli affari. In realtà DeLillo non fa che ribaltare il più riuscito Atlas shrugged della Rand. Se nel romanzo dell’esule russa i valori dell’individualismo e della libera iniziativa privata venivano messi a rischio da uno Stato sempre più invasivo ed opprimente, in Cosmopolis si inscena l’esatto contrario. Ma gli esiti sono poco felici e annoiano molto più le poche pagine di Delillo delle mille della visionaria Ayn Rand.

Se negli altri due romanzi si potevano salvare alcuni brevi passi, in Cosmopolis si salvano alcune sentenze tipo “It’s more interesting to doubt than to act. It takes more courage to doubt” oppure “Talent is more erotic when it is wasted”.

Il talentuoso DeLillo spreca il suo talento o sono io un pessimo lettore, fatto sta che non sono riuscito a dirimere la questione del pregiudizio. E mi viene un dubbio: La vita è bella potrebbe essere un bel film? No, il dubbio è subito fugato.
 

 

mercoledì 29 agosto 2012

PINO CASTAGNA

LE VELE - PIAZZA BAD KISSINGEN
MARINA DI MASSA

 
 
 
 
 
 



 
 

foto: eustaki; web.