cinema

giovedì 12 gennaio 2012

WYSTAN HUGH AUDEN

GRAZIE, NEBBIA
WYSTAN HUGH AUDEN - 1974 / 2011




Auden è il poeta più ‘classico’ del Novecento. È ormai riconosciuto come un classico e questa è condizione ovvia ma necessaria per poterlo definire tale: un autore è un classico quando i fruitori delle sue opere (lettori, critici, altri autori) così lo definiscono e  lo percepiscono. Soprattutto lo è quando è lo stesso autore a ritenersi un classico, a viversi quale auctor.

Grazie, nebbia, raccolta appena uscita da Adelphi, tradotta non sempre felicemente da Alessandro Gallenzi, comprende l’ultima produzione di Auden. Si tratta di testi molto vari per temi, metri e forme che hanno in comune la sicurezza, la levità e la profondità che solo la piena consapevolezza delle proprie capacità riesce a trasmettere.

Si potrebbe parlare di nugae, almeno nello spirito con il quale sono scritte, anche se spesso i contenuti sono filosofici, scientifici: forme poetiche chiuse, schemi metrici tradizionali ma non rigidi, ampio cromatismo lessicale che spazia dai termini letterari a quelli gergali contemporanei agli specialismi della tecnicoscientifici. Ha ragione Alfonso Berardinelli a parlare di poesia illuminista.

In questa raccolta uscita postuma nel 1974, un anno dopo la morte, troviamo il piacere del ritrovarsi tra cari amici, di osservare i quotidiani fenomeni della natura, di rileggere gli autori preferiti e troviamo anche spassose considerazioni sulla vita, sui comportamenti degli uomini che Auden coglie sempre con spunti di divertito moralismo. Termine usato in senso classico, naturalmente.

Tra gli esempi di questa poesia così sicura, solida ma leggera al tempo stesso mi piace citare  Aubade. Il titolo rimanda al genere trobadorico delle ‘albe’, componimenti che trattano il momento del risveglio e della separazione degli amanti. Qui Auden riprende però la variazione che dell’aubade avevano fatto i poeti elisabettiani e dall’erotismo provenzale vira decisamente verso il contenuto metafisico, citando Sant’Agostino, John Donne e il filosofo Rosenstock-Huessy,

Molto bella Unpredictable but Providential nella quale si affronta il tema dell’evoluzione della specie secondo un andamento che parte dal generale, dal cosmo, per giungere in chiusura a rivelazioni molto personali che acquistano valore universale.

Ci sono poi una serie di flash, brevissimi nuclei poetici dal carattere gnomico-brillante, che compongono la serie Shorts, ma anche  un più disteso intermezzo teatrale che drammatizza con garbo da commedia dell’arte i cinque sensi.

Una raccolta  intensa nella quale il poeta ‘ufficiale’ si diverte e divertendosi può veramente concedersi tutto e tutto quello che tocca diventa poesia.



Post scriptum. Leggendo questi versi dei primi anni Settanta, ci si rende conto di quanto sia goffo ed ostentato il versificare di un Arbasino, il quale vorrebbe chiaramente essere Auden ma resta semplicemente un buon conversatore da salotto, pettegolo e a volte petulante.



Questo post è dedicato ad Ettore.

Edizione di Thank you, Fog con dedica di Christopher Isherwood a due amici

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