cinema

domenica 17 aprile 2011

ZBIGNIEW RYBCZYNSKI

ANGST
GERARD KARGL / ZBIGNIEW RYBCZYNSKI - 1983



Nel 1983 David Lynch aveva girato  due film, lo sperimentale Eraserhead e l’accademico The Elephant man. Haneke era ancora lontano eppure in Austria  usciva Angst. A vederlo oggi il mediocre regista di Funny games si conferma di ancora più mediocre livello, mentre Lynch si ridimensiona un po’. Sì perché Angst, un film ‘povero’ e  nello spirito quasi amatoriale, concentra un sacco di buone idee che sarebbero state riprese dai due ben più celebri registi. Non che gli autori di Angst siano proprio dei nessuno qualunque.  Se Il regista ufficiale ha una scarna biografia e questo era il suo clamoroso esordio, lo stesso non si può dire per Zbigniew Rybczynski, fresco vincitore di numerosi awards per il suo Tango del 1981, tra cui un oscar. Inoltre la colonna sonora, molto importante in un film quasi privo di dialoghi nel quale è la confessione fuori campo a narrare ciò che si nasconde dietro a quello che noi vediamo sullo schermo, è di mister Tangerine  dream Klaus Schulze.

Angst, assume la forma di un report psichiatrico: si parte da un preambolo di matrice positivista con voci asettiche fuori campo, foto-reperti di indagine, in cui viene sintetizzato il caso e steso un referto medico sulla personalità dell’assassino.  Infatti il film traspone in fiction un fatto di cronaca accaduto a Salisburgo nel 1980 seguito con passione e raccapriccio da tutta l’Austria. Dopo l’introduzione ‘realistica’ che vuole dare sigillo di autenticità scientifica alla storia, inizia il film vero e proprio e lentamente lo spettatore viene fatto scivolare dentro il protagonista e si compie una scissione da manuale di psichiatria. Da un lato si sviluppa l’autoanalisi del serial killer che ha funzione esplicativa rispetto al rappresentato  ma che permette anche un’angosciosa compartecipazione  tra spettatore e protagonista. Noi entriamo nella mente dello psicopatico e possiamo solo provare angoscia. Allo stesso tempo, assieme al monologo interiore/ narrazione/confessione grazie alla quale noi conosciamo il passato del killer e tutti i traumi subiti dall’infanzia alla maturità, il film mostra  l’oggi, il killer in azione. Ecco che il caso di home invader si unisce ai labirinti onirico-psichici. L’azione è ambientata interamente in una casa-labirinto dove la famiglia da sacrificare si sovrappone alla famiglia dell’assassino. L’accompagnamento musicale, le tecniche di ripresa (punti di ripresa eccentrici, soggettive, camera a spalla, steadicam),  la costruzione degli interni concorrono a definire uno spazio claustrofobico che sempre più diventa uno spazio mentale. Significativo l’uso del correlativo oggettivo rispetto a elementi che le riprese isolano all’interno degli ambienti vuoti della casa. E qui la mano allucinata ma concreta di Rybczynski è ben riconoscibile e raggiunge vertici assoluti di espressionismo. Il lungo episodio all’interno della casa è preceduto e seguito da sequenze nelle quali il simbolismo onirico è il principale segno stilistico reso anche attraverso  un’alterazione del tempo dell’azione che sembra riportare la storia all’inizio, con un senso di déja-vu che è contemporaneamente nostro e del protagonista, sempre per quella riuscita compartecipazione già citata.

In tutta questa angoscia fatta di follia, sadismo, violenza, due momenti, uno lirico l’altro surreale, alleggeriscono il film. Il primo è il breve e frammentario affiorare di istantanee di un passato felice attraverso alcune vecchie foto delle vittime, lirismo sottolineato anche da un cambiamento melodico del sonoro di Schulze. Il secondo è l’assassino ormai completamente fuso che con un improbabile candido frak dalle lunghe code dà da mangiare al bassotto. Sui titoli di coda torna la voce fuori campo del medico che completa la lettura della relazione tecnica sul caso, così si chiude il film con una struttura a palindromo: A - caso clinico; B - il piano perfetto/il bar; C - la casa; B - il piano perfetto/il bar; A - caso clinico.

Riconosciuto come fonte di ispirazione da un regista come Gaspar Noé, resta mistero inspiegabile perché un film così ricco di spunti originali, intelligenti e anticipatori sia rimasto pressoché sconosciuto.


12 commenti:

  1. A proposito di David Lynch, ci sarà un motivo per cui manda in visibilio tutto il popolaccio. Che è un bel furbastro non c'è che dire.

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  2. @ antonio.
    sorpresa, stupore...
    stasera vengo dalle tue parti, faccio l'arnaccio. un saluto affettuoso

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  3. @ diniz.
    nulla contro lynch, credo solo che sia molto sopravvalutato. e sì, è un furbastro.

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  4. @ saverio. nessuna provocazione. haneke non mi ha mai convinto. riesce a rovinare ogni film. lynch è bravino, lui almeno un gran bel film lo ha girato. buona pasqua, dice.

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  5. caro eustaki, ho letto tutto stavolta! :)
    alla prima lettura, appena uscito l'articolo, dopo aver letto che elephant man è un film accademico e haneke un mediocre, sai, da estimatore di entrambi i registi m'erano cascati a terra i cosiddetti, ahah! che vuoi fare, noi gente del popolaccio siam fatti così, ce vo' pazienza...

    molto interessante. lo guarderò sicuramente, anzi pensa che mi pare anche di averlo già sull'hd da tempo, solo che poi...

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  6. pure io popolaccio,come robydick! anche a me piace lynch e penso che il suo valore sia assoluto, per questo ho parlato di provocazione da parte tua. poi conoscendo ormai il tuo bel blog, capisco che un certo snobismo ti appartenga, senza nulla togliere all'originalità dei tuoi post che seguo abitualmente e sono, per me popolaccio, fonte di preziosa informazione e anche graditi consigli.
    ma a proposito, quale sarebbe secondo te il capolavoro di lynch?

    grazie per la buona p e mi raccomando, continua così

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  7. @ antonio: il tuo azz.. mi ricorda (non so come mai) andrea pazienza

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  8. @ roby.
    purtroppo la qualità del file che ho trovato lascia a desiderare.

    e guarda che pure io sono pupular!! vedi sotto risposta a saverio

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  9. @ saverio.
    intanto come al solito ti ringrazio per le tue osservazioni.
    se pensi che lynch sia regista di valore assoluto va bene, nessun problema. io la penso un pochino diversamente, tutto qui!
    per quanto riguarda lo snob, io non lo credo, sono solo uno che non si accontenta e cerco sempre qualcosa d'altro. poi mi piace tutto. pensa che il film italiano che mi è piaciuto di più quest'anno è stato quello di checco zalone e il disco di davide van de sfroos è molto popolare, nel senso più schietto del termine e mi piace un sacco.

    il migliore di lynch è(secondo me)strade perdute, il film che haneke non riuscirà mai a girare.

    un saluto

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