cinema

domenica 13 giugno 2010

TOMMASO LANDOLFI

TOMMASO LANDOLFI

LE DUE ZITTELLE - 1943


Paolo Veronese - La scimmia Tombo?


Piena Seconda Guerra Mondiale, isolato nel ritiro di Pico Farnese Tommaso Landolfi compone il racconto lungo/romanzo breve Le due zittelle. Già il titolo è programmatico sia dal punto di vista semantico che sintattico. Il rimando ad un mondo provinciale, ottuso, in naftalina è immediato, a cui si aggiunge lo sberleffo della doppia t, quasi a bilanciare la grafia ‘scimia’ con cui verrà appellato il protagonista della vicenda. Le devote sorelle Lilla e Nena vengono rappresentate dal narratore nella loro ‘scuorante’ esistenza quotidiana che non vale la pena di descrivere, secondo le sue prime parole. Entriamo subito in un ambiente che con pochi tratti e con l’uso di una lingua ricercata e desueta si materializza vivido e preciso: un mondo imbalsamato. Dopo la morte della vecchia madre le sorelle ricevono le rade visite di qualche parente, partecipano alle funzioni dell’attiguo monastero e soprattutto si curano della scimia Tombo, ricordo del defunto fratello. Sarà proprio il vitalissimo Tombo a rompere l’equilibrio esistenziale delle due sorelle. Dopo l’avvio in chiave crepuscolare, il racconto assume i toni del giallo, e si succedono le tipiche tappe narrative del genere: misfatto, accusa, indagine, smascheramento, processo, punizione. Seguendo i vari gradi del racconto, l’autore aggiunge un sempre maggiore sarcasmo al narrato ma riesce a farlo con un controllo perfetto della materia linguistica, coniugando oggettività, grottesco e una sottile ironia che giudica con leggerezza ma inesorabilmente quanto sta accadendo. In particolare, la grande capacità di Landolfi si manifesta nei tre momenti rappresentati come tre scene madri teatrali: il sacrilegio notturno di Tombo che celebra un’irriverente messa ; il dibattimento processuale tra due religiosi con funzione di accusa e difesa che si trasforma in paradossale disputa teologica; l’esecuzione del verdetto, dove il realismo macabro coincide con il culmine del crescendo narrativo. Non resta che una breve conclusione nella quale si tracciano le vicende successive dei personaggi della storia, sui quali si deposita, per dirla con l’autore ‘un’impalpabile polverina grigia’.

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