cinema

domenica 20 giugno 2010

CALCIO

PAOLO SOLLIER

Lino era scettico “ora voglio vedere senza Curi il Perugia come fa”.
Ma la mia fede era incrollabile. Sarei stato ripagato la stagione successiva con l’incredibile lotta per lo scudetto e l’imbattibilità. E poi in quegli anni tifare Perugia era anche una dichiarazione di appartenenza politica

Chi sono? Paolo Sollier, calciatore professionista e compagno militante. Quindi, quando tirano in ballo il padrone e balle simili, il mio rapporto con lui si esaurisce con la partita. Del mio tempo libero ne usufruisco come voglio, magari cercando di attuare quello in cui credo. Tutto il resto son chiacchiere senza importanza.
Perché gridare al miracolo se leggo Pavese, Evtuscenko o Masters? L'errore non è in me, ma si trova dall'altra parte della barricata. Se il calcio è fatto di qualunquisti, la colpa è soltanto nostra che ci troviamo a nostro agio in quella dimensione superlativa in cui ci pongono i tifosi, i giornali, la radio e la televisione. E allora, è chiaro che chi non ha altri interessi fa di tutto per restarvi il più a lungo. L'Italia va male, siamo un paese sgangherato col record mondiale delle crisi di Governo. Siamo scontenti di tutto e di tutti, difficilmente riusciamo a trovare la causa dei nostri malumori, non riusciamo più a comunicare, inariditi nel nostro pessimismo e convinti che niente funzioni in maniera decente. Ci sentiamo impotenti, ma quel che è peggio, ci sentiamo pure presi in giro. A questo punto due soluzioni: o la presa di coscienza politica, l'impegno a rimboccarsi le maniche e ad agire convinti che solo così si possa ritrovare il bandolo della matassa, cioè, in una presa di coscienza comune, socializzante, oppure l'altra, più comoda e perfino più divertente in apparenza: lo stadio, per l'appunto. Se le cose vanno bene, tutto finisce nel migliore dei modi e per una settimana i problemi sono rinviati. Se le cose vanno male, ecco allora la violenza, lo sfogo rabbioso di tanti malumori compressi. 1976

La cosa che mi dà più fastidio è il revisionismo di questi tempi, le teorie dei voltafaccia come Giuliano Ferrara. Sembra che il Sessantotto abbia generato solo quei mille cretini che presero le armi e spararono, dimenticando tutto il resto. E invece il Sessantotto ha contribuito al progresso sociale e civile dell' Italia. Penso al femminismo, all'ecologia, ai movimenti per i diritti civili: tutto ciò nacque allora. Il fallimento, se di fallimento è corretto parlare, è che ci illudemmo che si potesse cambiare il mondo. Il mondo non è cambiato, però il Sessantotto lo ha migliorato. 2008

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